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Desk-eating, abitudine malsana

Regole per mangiare sano (viste le abbuffate di questi giorni pasquali :)).

Uno spuntino veloce alla scrivania per non perdere tempo oppure, al contrario, un pranzo luculliano al ristorante per cercare ‘di staccare la spina’ o, ancora, un panino al bar, ma, perché no, va bene anche uno snack al distributore automatico per risparmiare tempo e denaro. Persone diverse con stili di vita diversi, ma si deve tenere presente che una corretta alimentazione è di rilevante importanza per il proprio benessere e l’intervallo della pausa pranzo è un momento della giornata da non sottovalutare. Una carenza di elementi nutrizionali essenziali, infatti, oppure eccessi o squilibri nutrizionali sono fattori di rischio per l’insorgenza di alcune malattie metaboliche e degenerative. Oltre a questo, fra l’altro, una scorretta alimentazione comporta sonnolenza, quindi, scarsa produttività ed una riduzione dei livelli di qualità. Chi va tutti i giorni in ufficio e deve pranzare fuori casa, però, sa che è difficile mantenere buone abitudini alimentari. Vediamo allora quali consigli può darci la dottoressa Manuela Pastore, dietista.

Quali sono gli errori più comuni delle persone che pranzano fuori casa per lavoro?
Sono molti gli italiani che non rientrano a casa per il pranzo, impiegati, segretarie, manager, ma anche studenti. Le alternative per consumare il pasto della pausa pranzo come i fast food, bar, mense, ristoranti, trattorie, portano molto facilmente a commettere alcuni errori dietetici. I più comuni sono un consumo eccessivo di calorie e grassi, la scelta di piatti monotematici (potremmo dire ‘sempre la stessa zuppa’), una non corretta distribuzione dei nutrienti necessari durante la giornata. Spesso a questi errori si aggiunge una vita sedentaria, il cocktail pericoloso per la linea e la salute. E’ sempre più diffusa, poi, la cattiva abitudine di non fare la prima colazione e trascorrere la mattinata bevendo due o tre caffè veloci magari accompagnandone uno con la brioche. Il risultato è arrivare alla pausa affamati. Anche la brioche, infatti, ricca di grassi e calorie, ha, però, un potere saziante molto basso per cui la fame si fa sentire molto presto. Ecco allora che il pranzo facilmente diventa ipercalorico, ma veloce, perché il tempo a disposizione è comunque molto breve, dai 30-40 minuti all’ora e mezza compresi gli eventuali spostamenti o la coda per sedersi. Nelle mense, in particolare, si rischia di effettuare scelte scorrette dettate proprio dal lungo digiuno, quindi, primi piatti elaborati (pasta al forno, ai formaggi, alla salsiccia o pancetta), secondi piatti fritti o ‘pasticciati’, scarso contorno di verdure a favore di patatine fritte, pane e anche il dolce al posto della frutta. Un pranzo del genere per chi svolge un lavoro sedentario rischia di rendere la digestione laboriosa provocando sonnolenza, gonfiore addominale e bruciore di stomaco. E’ stato dimostrato, invece, che un corretto regime dietetico influisce positivamente sul livello di attenzione aumentando la qualità del lavoro e favorendo lo stato di benessere di una persona.

È corretto mangiare solo un panino?
A volte l’intervallo non è sufficiente per mettersi a tavola, quindi il panino al bar rappresenta l’unica soluzione. In questo caso è importante saper scegliere. Tra i panini è preferibile optare per i più semplici, non conditi (focaccia, piadina, pane all’olio o al latte sono tutti conditi), dando la preferenza a pane comune o integrale. Evitare salse e farciture varie e prendere l’abitudine di scegliere panini con verdure grigliate, tacchino, bresaola, prosciutto cotto o crudo. Al bar, inoltre, spesso si trovano le insalatone miste preconfezionate. Rappresentano un’ottima scelta rispetto al singolo panino perché permettono di introdurre fibra alimentare che aumenta il senso di sazietà nonché vitamine e minerali. Attenzione ad evitare eccessivi mix di alimenti proteici, però, (tonno + mozzarella + prosciutto + uova), ma preferire le versioni che ne contengono uno o due tipi solamente. Indispensabile è completare questa portata con del pane e frutta.

Mangiare velocemente alla scrivania è una sana abitudine?
Assolutamente no. Il ‘desk-eating’, come lo chiamano gli americani, spesso non soddisfa i fabbisogni dell’organismo, che trova giovamento dallo spuntino solo momentaneamente, ma torna altrettanto velocemente a fare sentire la sensazione di fame. Il risultato è un continuo ‘spiluccamento’ durante tutta la giornata o, in alternativa, una cena eccessiva per compensare il pasto saltato. Fra l’altro, gli amanti del ‘desk-eating’ in genere comprano snack da mangiare velocemente ai distributori automatici dove è difficile rendersi conto delle calorie del prodotto o di cosa contiene. È importante, invece, godersi l’intervallo di lavoro con calma per evitare una cattiva digestione dovuta all’ansia. Inoltre, la pausa pranzo è anche un modo per ‘staccare’ momentaneamente la spina dal lavoro.

Quali sono, quindi, i suoi consigli?
Un regime alimentare corretto deve prevedere una buona prima colazione con del latte o yogurt o succo di arancia o di frutta, carboidrati come i biscotti, fette biscottate o cereali, e, se gradito, orzo o caffè per iniziare al meglio la giornata e il lavoro. A metà mattina si può introdurre un piccolo spuntino con frutta o cracker, niente di particolarmente calorico o ricco di grassi e solo se ne si sente la necessità. Il pranzo, poi, deve essere il più digeribile possibile. Si può mangiare una pasta al pomodoro o con le verdure oppure un secondo piatto di carne o pesce o bresaola possibilmente accompagnandoli sempre ad un contorno di verdure ed alla frutta. Importante è evitare le bevande alcoliche e quelle zuccherine. Un pranzo di questo tipo, non troppo calorico, ricco di fibre e povero di grassi, fa in modo che non si verifichi la sonnolenza post-pranzo. Anche la pizza, la classica margherita, può rappresentare una valida alternativa. Consiglio di limitare il panino ai casi in cui non si ha un’alternativa migliore. La cena, infine, può essere l’occasione per integrare un pranzo non molto equilibrato. Non devono mai mancare frutta e verdura accompagnati da una sola portata (primo piatto o secondo piatto) oppure da un piatto unico (pasta con legumi o con carne o con pesce) oppure da un primo piatto più un secondo piatto. La scelta corretta non può essere standardizzata, ciascuno ha esigenze differenti che devono essere rispettate sia in termini di porzioni che di scelte qualitative. Quando si segue un’alimentazione corretta nel quotidiano ci si può concedere occasionalmente qualche trasgressione senza alcun rischio sia per la linea che per la salute.

da Humanitas.

Salute uguale produttività

Riconosciamo che il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro ha una incidenza favorevole sulle condizioni di lavoro, sulla produttività e sullo sviluppo economico e sociale?

I datori di lavoro oggi più che mai iniziano a capire come la prevenzione faccia parte integrante di tutte le attività, tenendo conto che elevati standard di sicurezza e salute sul lavoro sono indispensabili al successo di queste attività.
Vorrei poi accennare alla teoria di Grossman. E’ possibile osservare che esiste una relazione anche tra istruzione e salute, in particolare l’istruzione avrebbe un impatto positivo sulla probabilità di godere di un buono stato di salute poiché aumentarebbe la produttività marginale degli inputs utilizzati per produrla. Oltre al lavoro di Grossman, diversi studi successivi hanno dimostrato che gli individui con un più elevato grado di scolarizzazione tendono a godere più frequentemente di un migliore stato di salute.

Respiri sano in ufficio?

Che aria tira in ufficio?
Allergie e fastidi, ma anche il rischio di incorrere in infezioni delle vie respiratorie. Anche al lavoro, respirare sano è importante.

È risaputo che nell’aria che respiriamo in ufficio, luogo in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, ci possono essere inquinanti ed allergeni. Quello che non sempre si sa, però, è che a volte, se gli impianti idrici o di riscaldamento non sono sottoposti a corretta manutenzione, possono diventare sedi di virus o batteri e mettere chi lavora a rischio di infezioni respiratorie.  Il dott. Michele Ciccarelli, responsabile della Sezione di Pneumologia e Allergologia di Humanitas, ha pprofondito questo argomento.

Dottor Ciccarelli, com’è la qualità dell’aria negli uffici?
“Negli uffici principalmente circolano acari e allergeni di vario tipo perché durante una giornata lavorativa si accumula molta polvere dovuta ai computer, ai numerosi plichi di carta e alle moquettes, se presenti. Questi allergeni possono provocare riniti o congiuntiviti. Per questo, è importante aprire le finestre o utilizzare i sistemi di ricircolarizzazione per cambiare aria ogni tanto durante la giornata. In alcuni periodi, però, come quando si accendono i condizionatori oppure in presenza di umidificatori, possono diffondersi alcuni virus o batteri pericolosi per l’organismo come, per esempio, la Legionella. Legionella, infatti, è un batterio che vive negli impianti idrici e che, in presenza di certe condizioni di cattiva manutenzione degli impianti stessi, può diffondersi attraverso l’aria nebulizzata negli uffici, palestre, ospedali. Un altro esempio sono i funghi e le muffe. Le colonie di funghi liberano nell’aria delle piccolissime particelle (invisibili ad occhio nudo) chiamate spore. Queste spore possono essere trasportate nell’aria per lunghe distanze ed entrare negli edifici. Quando incontrano superfici capaci di fornire umidità e nutrimenti in quantità sufficiente formano una nuova colonia che può essere vista ad occhio nudo, per esempio la muffa sui muri. La proliferazione di microrganismi come batteri e funghi è spesso favorita dalla mancata adozione di un protocollo nella manutenzione e nell’impostazione di temperatura e umidità relativamente agli impianti di aria condizionata. Questo avviene in quanto i filtri degli impianti di condizionamento trattengono i microrganismi che possono proliferare all’interno dei filtri stessi che fungono, se non sostituiti frequentemente, da terreno di coltura con il risultato che funghi e batteri vengono immessi continuamente nell’ambiente attraverso i filtri contaminati”.

Quali disturbi provocano?
“La Legionella penetra nell’ospite attraverso le mucose delle prime vie respiratorie. L’infezione causata dal batterio Legionella viene indicata con il termine generale di ‘legionellosi’ e può presentarsi in tre distinte forme cliniche:

– la Malattia dei Legionari, che è la forma più severa dell’infezione, con una letalità media del 10% e si presenta come una polmonite acuta difficilmente distinguibile da altre forme di infezioni acute delle basse vie aeree. La malattia solitamente si manifesta dopo un’incubazione di 2-10 giorni con disturbi simili all’influenza come malessere, dolori muscolari e mal di testa a cui seguono febbre alta, tosse, respiro affannoso e sintomi comuni ad altre forme di polmonite. La complicanza più temibile è l’insufficienza respiratoria. Inoltre, possono comparire sintomi extrapolmonari utili ad indirizzare la diagnosi, quali manifestazioni neurologiche, renali e gastrointestinali.
– La Febbre di Pontiac, che è una forma simil-influenzale e deve il proprio nome ad un’epidemia acuta febbrile verificatasi nell’omonima località del Michigan (USA) nel 1968. Si presenta come una malattia acuta autolimitante che non interessa il polmone: dopo un periodo di incubazione di 24-48 ore compaiono febbre, malessere generale, mialgia, cefalea e, a volte, tosse e gola arrossata.
– La legionellosi, poi, può manifestarsi anche in forma subclinica, come si può dedurre dal frequente riscontro di anticorpi anti-Legionella spp in assenza di episodi di polmonite.

Una colonia di funghi (una macchia di muffa), invece, provoca una continua liberazione di spore nell’aria. Quando le inaliamo, esse possono innescare crisi allergiche provocando difficoltà respiratoria, congestione nasale, raffreddori, starnuti, irritazione alla gola, tosse, fatica e difficoltà di concentrazione oppure, nelle persone più sensibili o con deficit della risposta immunitaria, causare delle vere e proprie infezioni respiratorie”.

È necessario, quindi, che gli impianti siano sempre puliti?
“Assolutamente sì. L’acqua non deve ristagnare. La manutenzione igienica degli impianti degli uffici va effettuata non solo pulendo o sostituendo i filtri almeno una volta all’anno, ma pulendo anche l’interno dei canali. Per gli impianti casalinghi, invece, è fondamentale la manutenzione degli impianti di riscaldamento e la cura e la pulizia dei filtri dei condizionatori o umidificatori, che devono essere puliti osservando le istruzioni specifiche. In questo modo l’aria che respireremo sarà anche più pulita di quella esterna”.

Quanto è alto il rischio?
“In realtà non si devono creare allarmismi, perché le malattie causate da questi microrganismi non sono così diffuse. I microrganismi, infatti, si trovano negli impianti idrici o di condizionamento, ma solo quando superano una certa soglia diventano pericolosi. Si deve tenere presente, quindi, che anche se l’esposizione al microbo è frequente, la malattia è rara e non tutti la contraggono. Il rischio di contrarre l’infezione, quindi, dipende dalle caratteristiche del batterio (quanto è aggressivo e quanto è inquinato l’impianto), dalla predisposizione individuale (sono a rischio le persone più deboli come chi ha un’età avanzata, i bambini, i fumatori o chi ha un sistema immunitario debilitato) e dalle condizioni ambientali (l’intensità e il tempo dell’esposizione). Un impianto pulito e ‘non inquinato’, comunque, è la migliore garanzia di sicurezza della qualità dell’aria che respiriamo”.

E voi, respirate sano nel vostro ufficio?
Via “Humanitas