Calo produttività dopo pausa pranzo…
Primo, secondo, birra e, perchè no, anche il dolce. La pausa pranzo di un dipendente su due è sotto accusa. Almeno in Gran Bretagna. Appesantiti da pasti pantagruelici i dipendenti tornano alla scrivania desiderosi soltanto di una pennichella. E’ a questo punto che scatta quella che viene chiamata “siesta syndrome“. Uno stato di dormiveglia che riduce drasticamente la produttività del singolo lavoratore. Lo rivela uno studio inglese, commissionato dalla società Avenance, che ha stimato i costi di questo “vizietto della gola” in milioni di dollari.
La fascia temporale più a rischio è quella che va dalle 14 alle 16. E’ durante questo lasso di tempo che segretarie, manager e dipendenti in generale avvertono maggiormente gli effetti della grande abbuffata del pranzo. Sbadigli, svogliatezza, stanchezza e apatia accompagnano le normali pratiche d’ufficio con effetti non di rado invalidanti per il lavoro stesso. Errori e lentezze infatti diventano la norma per almeno il 50% di loro.
Basata su un campione di oltre 1000 lavoratori in tutta la Gran Bretagna, la ricerca mostra come il picco di produttività si verifichi al contrario tra le 10 e le 12 del mattino, con una tendenza a decrescere vertiginosamente nelle due ore successive alla pausa pranzo, quando il 17% degli intervistati ammette di essere meno produttivo del 20-30%, mentre il 24% quantifica la minore produttività in un 30-50%. Sono gli uomini poi, 10% in più delle donne, a detenere il primato di errori “pomeridiani” sul posto di lavoro.
I datori di lavoro, che confessano un impatto devastante oltre che sulla produttività anche sulla reputazione stessa della società, cercano rimedi incoraggiando i propri dipendenti a concedersi piccoli break durante tutta la giornata, durante i quali consumare cibo sano e bilanciato.
Sul banco degli imputati infatti è più che la quantità del cibo la qualità. I dipendenti dovrebbero cercare di mangiare più frutta, pesce fresco, pollo e verdure, ovvero quei cibi che rilasciano energia più lentamente durante tutto il giorno. Consigliate sono poi “boccate d’aria” frequenti nel corso della giornata lavorativa per assicurare al corpo e alla mente il ricambio di ossigeno di cui necessitano.
Ecco alcuni suggerimenti aumenta-produttività, che i boss di molte grosse società inglesi hanno caldamente elargito ai propri dipendenti.
1) Evitare concentrazioni di zuccheri, da consumare invece almeno ogni tre ore
2) Mai saltare il pasto
3) Bando ai dolci e alle bevande zuccherate, che provocano picchi di energia con relative cadute
4) Dimezzare anche il consumo di caffè e alcool, stimolatori artificiali di energia
5) Via libera invece all’acqua. La disidratazione ha effetti negativi sulle performance mentali fisiche
6) Il pranzo ideale deve combinare proteine e una piccola quantità di carboidrati. Patate, pasta con sughi leggeri, panini con prosciutto, insalate di legumi o di pomodori e verdure fresche sono valide alternative. Così come il pesce crudo e le verdure cotte.
7) Evitare cibi ad alto GI, ovvero indice glicemico, come banane, pane bianco, dolci, uva.
8 ) Bandire cibi grassi, tropo lunghi da digerire
9) Optare per dessert leggeri, come creme caramel, meglio che torte e pasticcini
E per i datori di lavoro il consiglio è di introdurre macchinette di distribuzione automatica di snack salutari come succhi di frutta e frutta secca oltre che di incoraggiare il proprio staff a concedersi break regolari per ricaricarsi.
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