Le esigenze nei luoghi di lavoro sono in continua evoluzione: si modificano gli spazi, cambiano drasticamente le relazioni tra colleghi e ci si avvicina a nuove opportunità .
Prima del Covid-19 c’era stata la diffusione degli open space, concepiti sia per ridurre le necessità di spazio, sia per migliorare la collaborazione tra i dipendenti, aumentandone così la produttività . Inoltre anche la trasformazione digitale aveva contribuito in larga parte a creare spazi dinamici e condivisi, flessibilità negli orari e aree attrezzate per una connessione veloce e stabile.
Il concetto moderno era stato reso popolare da un architetto di inizio XX secolo di nome Frank Lloyd Wright, che credeva che questo design avrebbe reso più democratico lo spazio di lavoro, abbattendo i muri in maniera sia letterale che sociale. Qualche anno dopo, designer e architetti di tutto il mondo promossero simili benefici, sostenendo che un ambiente aperto avrebbe permesso ai dipendenti di collaborare più agevolmente e di essere dunque più produttivi. Purtroppo, a differenza della concezione originale di Wright, che enfatizzava la luce naturale e lo spazio tra le scrivanie, gli open space di oggi sono spesso usati per mettere insieme un maggior numero di dipendenti in spazi sempre più piccoli. Il tutto si è dunque tradotto in ambienti molto affollati e dunque una forza lavoro maggiormente distratta.
L’attuale emergenza Covid-19 ha certamente messo in discussione il modello di lavoro esistente, gli open space così come i coworking, pieni di persone che lavorano insieme, sono ormai visti come un potenziale rischio per la salute, è così che viene necessariamente implementato il lavoro agile, spostando online la gran parte delle attività .
Prima o dopo si tornerà nei propri uffici e alle proprie attività , ma secondo uno studio svolto negli Stati Uniti, il 74% dei manager crede che almeno il 5% dei lavoratori richiederà di lavorare esclusivamente in smart working in futuro. Le ragioni? Naturalmente la sicurezza sul luogo di lavoro e non da meno il così detto “piacere della solitudineâ€, come ha dichiarato la professoressa Deborah Tannen dell’università Georgetown : “Il comfort dell’essere in presenza di altri verrà rimpiazzato dal benessere della loro assenza, soprattutto quando si tratta di persone che conosciamo relativamente. Invece di chiedersi “Perché devo farlo online†si chiederanno “C’è una buona ragione per farlo dal vivo?â€
Lo spazio ufficio dovrà cambiare. D’ora in poi sarà necessario mantenere il distanziamento sociale, utilizzare arredi direzionali e operativi facilmente sanificabili, migliorare le modalità di ricambio d’aria, pulire a fondo e più spesso gli ambienti, evitare meeting con troppe persone e gruppi di lavoro. Non saranno più i lavoratori a doversi adattare agli spazi bensì gli spazi dovranno essere adattati ai lavoratori.
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