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Comfort Sedus anche per il papa Giovanni Paolo II

Era il 1990 e c’era bisogno anche di… Reposo per il Papa Giovanni Paolo II.
Sappiamo tutti che Papa Wojtyla viaggiò molto, ha percorso oltre un milione e 200 mila chilometri, circa 31 volte il giro del mondo, più di tre volte la distanza tra la Terra e la Luna. Ha baciato il suolo di 129 paesi e visitato oltre 600 località differenti, pronunciando 2.400 discorsi a folle immense di fedeli. In totale, ha compiuto 104 viaggi all’estero, trascorrendo oltre un anno e mezzo fuori dall’Italia (543 giorni).

Ho scoperto in questi giorni che la storica poltrona direzionale Reposo, il direzionale più prestigioso della Sedus negli anni dal 70 al 90, è stata donata al Papa nel luglio 1990. E il Papa durante l’udienza dell’11 luglio ha acconsentito a stringere la mano al consigliere delegato di Sedus Italia, Bruno Lardera, e a Peter Rau, l’allora direttore vendite di tutto il gruppo Sedus.

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La Sedus volle donare ad un personaggio carismatico e importante, come il papa Giovanni Paolo II, un oggetto per il suo comfort personale (… e il nome della poltrona è proprio Reposo) visto che specialmente in quegli anni (anno della caduta del muro) era sempre in movimento!

Ricordiamo solo alcune visite in quell’anno: Cecoslovaccia, Malta, Messico, Rwanda, Guinea-Bissau, Capo Verde, Mali, Burkina Faso, Ciad, Tanzania, Burundi, Costa d’Avorio III…

Oggi la poltrona Reposo non è più in produzione, ma è esposta al museo Sedus di Waldshut.

Gli uffici di Google a Zurigo

Chi di voi immaginerebbe mai di lavorare su delle comode amache, o di passare da un settore all’altro tramite scivoli, di avere a completa disposizione tavoli da biliardo, cabine telefoniche a forma di funivia, una nursery per i propri figli, e mille altre comodità?

A beneficio degli ingegneri, che qui ne sono circa 300, e delle loro riunioni informali si trovano, disposte un po’ dappertutto, cabine a forma di pigna, o di baccello, di colori e materiali diversi. E poi igloo con tanto di pinguino impagliato, cabine della funivia, con campo innevato, trasformate in chiosco fish’n’chips, posto telefonico o separé per incontri riservati, il palo dei pompieri e lo scivolo d’acciaio, entrambi utili per scivolare in un attimo nella caffetteria. In altri casi gli ambienti sono più quieti e accoglienti, come la biblioteca in stile country house vecchia Inghilterra.

Ma bando alle ciance, diamo uno sguardo alle immagini, che sono più eloquenti di mille parole.

Secondo Nelson Mattas, vicepresidente della divisione tecnica, gli ingegneri hanno bisogno di uffici di questo genere, ambienti creativi in una struttura aperta e non gerarchica, cosicchè la loro mente si possa immergere nel lavoro con la massima calma e concentrazione desiderabile.


Navigando sul sito di Google mi sono imbattuto nella filosofia aziendale di cui accenno solo alcuni punti:
– Attenzione all’utente: tutto il resto viene dopo.
– È meglio dedicarsi veramente bene a una sola cosa.
– La democrazia sul Web funziona.
– È possibile guadagnare senza fare del male a nessuno (rif. AdSense).
– È possibile essere seri anche senza giacca e cravatta.
– Eccellere non basta.
Google mette gli utenti al primo posto quando si tratta del servizio online e i dipendenti al primo posto quando si tratta della vita di tutti i giorni. I meeting, che in altre aziende richiederebbero ore, si limitano spesso a una breve conversazione in fila alla mensa durante la pausa pranzo; l’enfasi è sui risultati conseguiti dal team e sull’orgoglio dei risultati individuali che contribuiscono al successo globale della società. Questo ambiente estremamente comunicativo favorisce una produttività e un cameratismo alimentati dalla consapevolezza che milioni di persone confidano sui risultati di Google.
Date gli strumenti giusti a un gruppo di persone che amano fare la differenza e loro la faranno! 😉